Don
Giacomo
Luzietti nacque
il
25
maggio
1931
a
Corinaldo.
Appena
undicenne
sentì
la
vocazione
alla
religiosità
e
venne
accolto nel seminario diocesano.
Sin
da
giovane
don
Giacomo
provò
la
sofferenza,
in
particolare,
per
problemi
polmonari
che
gli
provocarono
una ridotta capacità respiratoria.
Nel
1956
don
Giacomo
divenne
sacerdote
ma
ciò
che
gli
era
chiesto
era
molto
di
più,
passare
dalla
sofferenza
per
aiutare
i
sofferenti
e
confortare
le
persone
in
situazione
di
bisogno.
Nel
1959
divenne
cappellano
per
una
comunità
di
suore
Orsoline
di
san
Carlo
su
richiesta
del
parroco
di
Brezzo
di
Bedero.
Ciò
ne
agevolò
la
convalescenza
e
la
possibilità
di
espletare il tanto desiderato servizio pastorale.
Attraverso
l’esperienza
della
malattia
e
della
sofferenza
si
fece
strada
in
lui
la
consapevolezza
che
c’era
un
altro
mondo
sconosciuto
ai
più,
nel
quale
aveva
toccato
con
mano
il
dolore,
la
mancanza
di
certezze,
l’impossibilità
di
fare progetti, l’inattività. Don Giacomo trasse da qui
"Chiedo
ad
ognuno
di
essere
apostolo
di
pace
e
di
riconciliazione,
perché
la
pace
e
la
riconciliazione
sono
la
base
su
cui
creare
ogni
rapporto
umano
sia
tra
i
Volontari
sia
verso
i
fratelli
sofferenti
e
malati
che
siamo chiamati a servire"
[Don Giacomo Luzietti]
l’ispirazione
per
dedicare
attenzione,
sostegno
e
soprattutto
aiuto
spirituale
ai
malati
e
agli
anziani.
Tutto
ciò
fu
alla
base
delle
sue
due
grandi
opere:
l’OARI
(Opera
Assistenza
Religiosa
Infermi),
il
cui
principio
ispiratore
e
animatore
è
proprio
la
comunione
e
la
speranza
vissute
nel
mondo
della
sofferenza
e
l’AVULSS
(Associazione
per
il
Volontariato
nelle
Unità
Locali
dei
Servizi
Sociosanitari), associazione pioniera e profetica nel campo del volontariato.
Per
diffonderle
e
promuoverle
Don
Giacomo,
in
quasi
venticinque
anni,
girò
in
lungo
e
in
largo
l’Italia
macinando
centinaia
di
migliaia
di
chilometri
quasi
sempre
da
solo,
cambiando
auto
quasi ogni anno, senza mai rinunciare alla guida.
Nel 1985, mentre teneva un incontro formativo, don Giacomo fu colpito da ictus cerebrale.
Con
tanti
sacrifici,
tanta
fatica
ed
un
doloroso
periodo
di
riabilitazione
e
rieducazione
fisica
tornò a rioccuparsi delle sue Associazioni.
A
metà
del
1990
cadde
e
si
ruppe
un
femore.
L’intervento
per
ridurre
la
frattura
dovette
dare
però
la
precedenza
ad
un
altro
ancora
più
urgente
e
necessario
all’intestino.
Don
Giacomo
dovette
quindi
“mettere
in
pratica”
quello
che
aveva
detto,
insegnato,
predicato:
accettare
e
accogliere la malattia e la sofferenza con autentico spirito cristiano.
Dopo
quattro
anni
di
preghiera
e
offerta,
il
5
settembre
1994
a
63
anni
Don
Giacomo
morì
nella
sede delle sue opere a Brezzo di Bedero.
Don
Giacomo
Luzietti
ha
rappresentato
sempre
un
punto
di
riferimento
per
le
sue
doti
umane,
per
la
sua
semplicità,
per
la
sua
umiltà,
per
quel
suo
modo
di
affrontare
le
cose,
per
il
suo
spirito
profetico,
per
quella
sua
testimonianza
giornaliera
di
essere
stato
capace
di
trarre
forza
dalla
sua
sofferenza
e
di
metterla
a
servizio
degli
altri.
Un
vero
testimone
della
carità,
un
vero
interprete del servizio agli altri, un vero "promotore e donatore di speranza".
Le
sue
parole,
i
suoi
scritti,
le
sue
realizzazioni,
l'OARI
e
l'AVULSS
rappresentano
per
tutti
un
viatico
importante
per
non
lasciarsi
affascinare
dalle
varie
derive
moderne
del
volontariato.
La
fedeltà
ai
suoi
princìpi
e
ai
suoi
insegnamenti
può
essere
per
tutti
un'arma
per
affrontare
le
contraddizioni
del
nostro
tempo
e
alimentare
quella
fiammella
di
solidarietà
che
c'è
in
ognuno
di noi.